
Meditazione del Venerdì Santo 2014
Sorelle e Fratelli,
gli altari oggi sono spogli e il Signore ha raccolto i passi del nostro vagabondare sulla strada stretta che si inerpica fino al calvario. Ma su questa strada noi non siamo soli perché sentiamo con noi i passi della Madre, di Maria, Mater Dolorosa e Madre della Chiesa. Sentiamo i passi dei Santi che, sulla strada della Croce di ieri e di oggi, hanno accompagnato il Signore.
Non siamo stati capaci di vegliare un’ora sola con Lui ed ora siamo smarriti sulla via del dolore.
Ci ricorda il salmista: i passi del mio vagare tu li hai contati (Sal 56,9).
Come gli Apostoli, non siamo stati capaci di vegliare neppure un’ora con il Signore, perché gli occhi si chiudono e la debolezza è grande.
Vacilla la fede nell’ora della Croce, e noi ben sappiamo che la Passione del Signore e la Passione della Chiesa continueranno fino alla fine del mondo.
Ma ora mentre il cuore trema e si interroga, Tu ci chiedi ancora di rimanere con te ai piedi della Croce, anzi di rimanere in Te: Manete in me, manete in dilectione mea!
Solo rimanendo nell’Amore, noi possiamo rimanere accanto alla tua Croce. Ora Tu ci porti nella tua agonia, nel tuo sconfinato dolore, riflesso nell’amarezza del calice e in esso, solo in esso, trova senso il dolore di ogni uomo.
Tu ti offri nella più estrema libertà, nello slancio della donazione totale, nonostante le trame dell’ora, e per questo la tua morte si fa offerta, dono, sacrificio, redenzione.
Siamo ai piedi della Croce:
La Croce ormai è issata.
Il tuo corpo è disteso, inchiodato.
La via è rimasta striata di sangue.
Quasi tutti se ne sono andati.
Solo il tuo cuore è rimasto in alto,
mentre il suo cuore – quello di Maria –
è rimasto in basso.
Sospeso tra cielo e terra.
Sospesi anche noi tra angoscia e speranze.
Tu, sulla tua Croce.
Noi, ai piedi della tua Croce.
Poi il silenzio
di Dio e dell’uomo.
Maria, accoglici ai piedi di ogni croce per farci accogliere la sua Croce!
“Signore, riprendici in tua compagnia:
soli, ci sentiamo infreddoliti;
soli, proviamo paura e disperazione;
soli, siamo poveri e impotenti;
soli, siamo perduti.
La nostra fuga da Te ci ha avvicinati all’inferno.
Salvaci da noi stessi, dalla tentazione di ignorare la tua presenza e di rinchiuderci nella meschinità del nostro essere.
La tua solitudine diventi la nostra pienezza; in tua compagnia, la nostra solitudine si dilegui” (Karekin I).
Nocera Inferiore, 18 aprile 2014
† Giuseppe Vescovo